Oggi vi scrivo un post un po’ diverso. Ma troppe volte ultimamente mi ritrovo davanti a scene di invidia, cattiveria e polemiche inutili, crudeli e penose. Sul web traboccano e di solito evito proprio di leggerle, ma ieri mi sono imbattuta per caso in un post di una mamma che parlava di come fosse possibile, per chi ci tiene tanto, continuare a viaggiare zaino in spalla anche con i figli e di come aveva vissuto un suo recente viaggio in Vietnam, riflettendo su quanto essere genitori sia comunque faticoso e richieda compromessi tra i nostri desideri e le nostre passioni e le esigenze dei più piccoli. Il post era carino, autoironico e diplomatico, oltre che per me quasi autobiografico (avrei potuto scrivere le stesse identiche cose). Poi, però, ho proseguito leggendo i 15 commenti che lo accompagnavano e sono rimasta basita. Perchè questi erano esclusivamente di due tipologie. quelli che la insultavano per aver osato dire che diventare genitori richiede dei compromessi e quelli che la insultavano perchè era stata 3 settimane in Vietnam e osava lamentarsi della fatica.
Allora, riflettiamo sulla prima polemica: fare figli è così meraviglioso e paradisiaco da essere riprovevole parlare di compromesso . Qualcuno è arrivato a scrivere “ma allora cosa li hai fatti a fare”. Devo dire la mia: mi fanno rabbia e pena quelli che sostengono di non avere nostalgia di niente della vita ante figli, perchè o siete dei perfetti ipocriti o significa che la vostra vita prima era totalmente vuota e terrificante. Perchè, dai, una qualsiasi piccola nostalgia che sia il dormire fino a tardi la mattina o fare tardi la notte, il leggere un libro che vi appassiona per ore e ore dimenticandosi di mangiare, poter fare una cena con vostro marito senza dovervi alzare 12 volte nel mezzo o fare una chicchierata senza essere interrotte continuamente, andare al cinema o al museo o a teatro o a Timbuktu se e quando ne avete voglia, qualsiasi cosa di piacevole che facevate prima e che ora non potete più fare o potete fare solo raramente e comunque con meno spirito libero perchè mentre le fate pensate a chi avete lasciato a casa!! Che nostalgia non è rimpianto e men che meno pentimento. E’ più che ovvio che sulla bilancia i vostri pargoli, le emozioni che vi regalano, i loro baci bavosi, le loro carezze, i loro occhioni, le loro vocine stra-vincono e che ringraziate il cielo ogni giorno di averli avuti e che valgono tutte le notti in bianco, le urlate, la stanchezza e le corse contro il tempo.
Ma a meno che i figli non li abbiate fatti solo per riempire un vuoto enorme in una vita grigia (e leggendo quei commenti mi sa proprio che è così) qualcosa di bello a cui dovete rinunciare ci sarà per forza e quello si chiama compromesso.
Veniamo al secondo tema. Commenti come “alla faccia della povertà, 3 settimane in Vietnam-eh si quelli sì che sono i problemi della vita, ah alla faccia della crisi e dei disoccupati”… Ma che razza di ragionamento è?? Il web è pieno di articoli, post e argomenti vari, ma lì non si parlava nè di disoccupazione, nè di crisi, nè di povertà e se facciamo questo ragionamento allora non si può più scrivere nemmeno di telefonia, di moda, o di ristorazione perchè tutto questo è ovviamente un insulto alla povertà. Ma chi siete voi per fare i conti in tasca agli altri? O per denigrarli solo perchè si possono permettere cose diverse dalle vostre o gestiscono il denaro in modo diverso da voi? Io non ho un I phone ma un cellulare pagato poco più di 1/10 e lo terrò finchè funzionerà. Ho 3 borse che mi fanno 4 stagioni da 2 anni, non compro firmato o se lo compro lo uso così tanto che passa da nuovo a sorpassato a vintage. Faccio attenzione a fare la spesa, ai regali di compleanno preferisco un week end fuori porta, dal parrucchiere vado 2 volte all’anno. Mi lamento? No, sono cosciente di essere molto fortunata perchè ho un lavoro, una casa, un compagno che ha un buon lavoro e 2 figli meravigliosi e ne sono grata e felice ogni giorno. Ma questo non mi rende nè peggiore nè migliore di nessuno e non mi vieta di sentirmi a volte stanca o affaticata o malinconica per qualcosa a cui devo rinunciare.
La verità è una sola e si spiega con una parola: cattiveria. Gratuita, palese e fuori luogo. Parlano di povertà e loro lo sono davvero. Perché le passioni e i sogni sono i motori della felicità e chi non ne ha, non ha comunque il diritto di distruggere quelli degli altri.